Etruschi, Greci, Romani, Cinesi, Arabi... questi (e altri ancora) sono i popoli ai quali viene attribuita la paternità della pasta.
È probabile, in realtà, che molti popoli antichi che utilizzavano il grano, abbiano trovato autonomamente un modo semplice ed efficace per conservare a lungo il cereale: impastarlo con acqua, ridurlo in formati opportuni ed essiccarlo.
Si pensa che "pasta" sia un nome di origine greca (che significa "farina mista ad acqua"), ma è certo che già gli arabi utilizzavano questa tecnica per conservare la farina di grano nei loro viaggi attraverso territori desertici.
Descrizione di un cibo molto simile a ciò che oggi intendiamo per "pasta", la troviamo presso Orazio, ma già in precedenza (III secolo a.C.) se ne parla nella letteratura greca e, ancor prima, raffigurazioni funebri etrusche mostrano strumenti per la lavorazione della pasta.
Più leggenda che storia sembra invece l'origine cinese, avvalorata dai racconti di Marco Polo, ma inconsistente se riferita alla pasta essiccata che noi intendiamo come "pasta".
Comunque sia, la pasta è un prodotto italiano, tanto da essere sinonimo di Italia e piatto nazionale dei suoi abitanti: la sua diffusione all'estero inizia nel Settecento e nell'Ottocento.
A quell'epoca è già abbastanza conosciuta ed apprezzata in Inghilterra e, nell'"Encyclopédie" di Diderot e D'Alembert, troviamo la descrizione di un torchio per la produzione di pasta lunga.
Goethe, nel suo "Viaggio in Italia" descrive la notevole diffusione dei "maccheroni", mentre la diffusione in America, invece, sarà successiva e legata agli italiani emigrati.
Bisogna però arrivare all'Ottocento ed alla Rivoluzione Industriale, per assistere all'introduzione di una progressiva meccanizzazione nella produzione di pasta: gramole e torchi sempre più progrediti si diffondono nei "pastifici".